L’innocenza la decidono i giudici, non la politica. Quello era Berlusconi”. Queste le parole di Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, che in una intervista a La Repubblica torna sul caso del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri. «Mi auguro che possa dimostrare la sua innocenza, ma qui si tratta di opportunità politica. C’è un’indagine per corruzione in cui c’entra anche la mafia, non è uno scherzo. E c’è di mezzo un faccendiere che sembra essere un link tra Forza Italia e Lega».
Sul capitolo dell’assunzione di Federico Arata, assunto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
«Nelle prossime ore chiederò a Salvini e Giorgetti un chiarimento a livello politico. Prima di arrivare a delle conclusioni devo parlare con loro».
Tornando a Siri: «Io non credo ai complotti, non penso ci creda neanche la Lega. Se dice di essere innocente va bene, ma lo devono stabilire i magistrati, tutto qua. Io non dico che Siri debba andare a casa, può continuare a fare il senatore in attesa di rientrare, non è che perde il lavoro» “Che succede se non lascia? Qui nessuno obbliga nessuno, deve essere chiaro. La mia è stata una valutazione politica e credo di avere la libertà di farla. Noi intanto gli abbiamo già tolto le deleghe e dunque abbiamo sterilizzato il suo operato. È stata una misura presa in via precauzionale a tutela del governo e delle istituzioni».
«Il governo non è a rischio, anzi, per me va avanti, perché quando lavoriamo da squadra funzioniamo bene – continua Di Maio – Il problema nasce quando qualcuno si muove in autonomia, come se governasse da solo”.
(ITALPRESS).