Mer. Dic 11th, 2024

MAFIA, LE STORIE DI RISCATTO DEI FIGLI DI BOSS NEL LIBRO DI CIRRINCIONE

PALERMO (ITALPRESS) – Vincenzo Pirozzi è un attore, uno sceneggiatore e uno dei registi di “Un posto al sole”. Ma è anche il figlio di Giulio Pirozzi, boss della Camorra. “Fino a qualche anno fa – racconta – io non interessavo come Vincenzo Pirozzi giovane attore e giovane regista. Interessavo più come Vincenzo Pirozzi che ha scelto di fare il regista e l’attore, però è figlio di una persona che è in carcere con un ergastolo sulle spalle e che da venti anni vive al 41 bis. Per tanto tempo si è parlato di me solo come del ‘figlio di Giulio’ e i giornalisti mi chiamavano solo per parlare di questo anziché di me e del mio percorso professionale”. Questa una delle testimonianze di “Figli dei boss”, libro del giornalista Dario Cirrincione che racconta uno spaccato dell’Italia poco conosciuto: i figli dei capiclan, di tutti i clan.

Il volume, con la prefazione di Calogero Gaetano Paci (procuratore aggiunto di Reggio Calabria) e la postfazione di Alessandra Dino (sociologa all’Università di Palermo) è stato presentato a Palermo.

Nel volume tante storie: da quella inedita di Vita Maria Atria, nipote della testimone di giustizia Rita Atria e figlia del mafioso Nicola Atria e dell’onorevole Cinquestelle Piera Aiello, prima donna testimone d’Italia, a quella di Tommy Parisi, cantante e figlio del boss pugliese Savino Parisi; da quella di Francesco Tiberio La Torre (arrestato dopo il rilascio dell’intervista), figlio di Augusto La Torre, capo dell’omonimo clan camorristico di Mondragone ai “figli dei boss tra i boss”, quelli dei Riina e dei Provenzano, che hanno scelto di continuare per la strada criminale intrapresa dai genitori.

“Molti dei ragazzi protagonisti di questo libro – spiega Cirrincione – non sono solo ‘figli di’ ma hanno un nome e cognome, una identità. Le loro storie sono quelle di ragazzi che amano la propria vita e che invece sono considerati dei fantasmi. Per molti, essi non esistono, non vivono una vita loro, non sognano; e per i pregiudizi della gente hanno festeggiato i compleanni da soli o non possono vivere storie d’amore”.

(ITALPRESS).

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