Spettacoli: NUOVA GIURIA PER “X FACTOR”

La macchina di X Factor riparte da una giuria quasi completamente rivoluzionata: il tavolo dell’edizione 2019 del talent di Sky prodotto da Fremantle ritrova la sua amatissima punta di diamante Mara Maionchi e accoglie tre nuovi giudici: la cantautrice Malika Ayane, il cantante, autore e frontman dei Subsonica Samuel e la rapstar Sfera Ebbasta. Alessandro Cattelan, per il nono anno consecutivo alla guida del programma, da questa stagione entra a far parte della squadra degli autori come creative producer dello show.

«Lo so, avevo detto che ero stanca. E quando l’ho detto lo pensavo, ma questo programma mi crea tempesta emotiva tanto quanto gioia e voglia di fare. Alla mia età il lavoro non solamente nobilita ma motiva e… rinfresca. E chi non la vuole rinfrescatina a 78 anni?», dice Mara Maionchi.

«Qualche anno fa, quando ho sentito forte l’esigenza di cercare nuovi stimoli per progredire nel mio lavoro – racconta Malika Ayane – ho voluto cimentarmi in un’esperienza alternativa che mi ha insegnato tantissimo: la scrittura e la conduzione di un programma radiofonico. Oggi mi trovo nuovamente in un importante momento di bilancio personale e scelgo con grande entusiasmo di mettermi ancora di più alla prova in questa avventura televisiva per me completamente nuova. L’idea di poter lavorare e dare qualcosa a chi sta costruendo il proprio futuro mi emoziona profondamente».

«A X Factor mi piacerebbe accendere i riflettori sulla musica che amo, fatta non solo di belle voci, ma anche di suoni di ricerca e di contenuti da raccontare, dedicando un’attenzione particolare agli autori e non solo ai cantanti. È una sfida, una scommessa, dalla quale sento che potrò ricevere anche nuovi stimoli ed energie creative», dice Samuel, mentre Sfera Ebbasta afferma: «X Factor sarà il microfono attraverso il quale vorrei raccontare chi sono veramente, non quello che gli altri dicono di me. Sarà il microfono che farà conoscere la trap, un genere di cui spesso si parla dicendo cose senza senso, quando il senso è solo uno: è la musica che racconta questi tempi, anche le vite di chi la critica. Di chi la sente e non la ascolta. Ecco, io come giudice, davanti ai ragazzi, anche più giovani di me, non voglio fare questo errore: voglio ascoltarli, non sentirli. E voglio dimostrare loro che se lavori e ci credi, ce la puoi fare».