Regione Basilicata: ACCORDO FRA REGIONE E UNIBAS PER STUDIO FAUNISTICO

Studiare alcune specie che popolano il territorio, attraverso “analisi di campioni biologici di esemplari abbattuti nel corso dell’ultima stagione venatoria”. Un progetto – relativo alla Lepre europea – che potrebbe essere applicato anche ad altri animali e che è al centro di un accordo di collaborazione che sarà firmato tra il Dipartimento alle Politiche agricole della Regione Basilicata e la Scuola di Scienze agrarie dell’Ateneo lucano. In base al provvedimento sarà effettuata – da parte di cacciatori residenti in Basilicata ed espressamente formati dal personale dell’Osservatorio faunistico degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche del Dipartimento Agricoltura – una raccolta di campioni di esemplari abbattuti nel periodo venatorio (tra settembre e dicembre), al fine di consentire “un’ottimale analisi dei parametri sanitari e di biologia riproduttiva” e di conseguire l’obiettivo di “una gestione ottimale della specie” che privilegi il ripopolamento naturale. A livello locale, del resto, le informazioni disponibili su alcuni parametri quali la biologia riproduttiva e sanitaria sono carenti. Le attività di studio saranno quindi finalizzate “alla determinazione dell’età dei soggetti abbattuti” attraverso lo studio morfologico del cosiddetto “Tubercolo di Stroh” e della biologia riproduttiva mediante l’analisi delle cicatrici placentari”.

“In Basilicata – è specificato nella delibera dell’esecutivo lucano – lo stato di conservazione della Lepre europea è buono, anche se risente molto molto dalla prassi gestionale basata principalmente sul ripopolamento artificiale effettuato annualmente dagli Ambiti territoriali di caccia, con l’obiettivo di migliorare o ripristinare condizioni favorevoli alla specie”. Nel progetto è invece specificato che “il concetto di “caccia sostenibile” nei confronti di specie di piccola selvaggina deve prevedere almeno “i seguenti aspetti fondamentali: conoscenza della condizione delle popolazioni sul territorio, con un periodico monitoraggio su aree e percorsi campione; possibilità di avvicinare la densità dei potenziali riproduttori a fine inverno ai livelli della vocazione biotica del territorio, ottimizzando la riproduzione naturale”.