Trenta Righe di Raffaele Bonanni: CRISI INEDITA NELLA STORIA POLITICA ITALIANA

Le motivazioni che ci hanno fatto giungere alla crisi di governo, il dibattito che abbiamo ascoltato, il comportamento avuto dai principali attori politici, possono far affermare senza tema di smentita, che il tutto è da registrare come un inedito assoluto nella storia politica e parlamentare dall’unità d’Italia. Qualsiasi osservatore straniero che abbia voluto cimentarsi con la comprensione dei comportamenti dei svariati attori in questa commedia tutta italiana, sicuramente sarà arrivato alla considerazione che sono cose tra italiani, lontane per contegno, responsabilità ed affidabilità, dai comportamenti delle classi dirigenti dei Paesi più evoluti e industrializzati. Infatti le nostre classi dirigenti si stanno muovendo come se il mondo non ci stesse guardando, come se fossimo una Nazione marginale, come se non avessimo debiti e problemi economico-sociali  tra i più gravi del mondo occidentale. La sfiducia ai danni del presidente del Consiglio e della coalizione di governo promossa dalla Lega, procedura del tutto strampalata in quanto non accompagnata dalle dimissioni dei ministri leghisti, esprime tutto il pressapochismo e la disattenzione alle regole costituzionali. D’altro canto i 5stelle, con celerità inusitata, si sono immediatamente consolati nel trovare la sponda per un eventuale nuovo governo attraverso una probabile alleanza con il Pd. Comunque la verità più cruda di questa crisi e delle soluzioni che si troveranno, girano attorno al tentativo di Salvini di sfruttare il vento favorevole dei propri successi elettorali, senza preoccuparsi in alcun modo delle implicazioni immediate; mentre i 5stelle impauriti da una nuova prova elettorale e dalla eventualità per i singoli parlamentari di tornare alla vita comune, saranno disposti a tutto pur di restare al governo, e restare seduti negli scranni del parlamento. Si dirà che di queste situazioni le strade politiche italiane sono lastricate di esperienze simili, ma francamente, con tutta la buona volontà, è davvero difficile trovarne altre simili. Ora Salvini, pur di mettere una pezza alle sue vistosissime gaffes, si è offerto in tanti modi di riparare, ma Conte e Di Maio in queste ore stanno approfittando dei provvidenziali varchi aperti per ridiventare centrali, aggirando il loro più temibile avversario per metterlo fuori gioco. Intanto ieri sera dopo il dibattito parlamentare fatto di affermazioni discutibili di Salvini e di verità molto parziali di Conte, quest’ultimo si è recato dal presidente della Repubblica per consegnargli le dimissioni. A questo punto che farà Mattarella? Conoscendo la sua cautela e la sua fedeltà ai doveri costituzionali, sonderà personalmente il terreno su cui eventualmente potrà poggiare la prosecuzione della legislatura, e se lo riterrà sufficientemente idoneo, tenterà di evitare scossoni istituzionali ed economici e indicherà la soluzione più idonea nello spirito più proprio della nostra democrazia parlamentare. Si, perché aldilà delle chiacchiere senza contenuto che spesso ascoltiamo, siamo una democrazia che affida al parlamento ogni chance possibile per le coalizioni governative. 
Insomma, sono convinto che Mattarella farà tutto il necessario per assicurare la prosecuzione della legislatura. Ma l’unica soluzione che è sul tappeto è la coalizione giallorossa. Penso che questo eventuale accordo, potrà creare altri problemi al pari del governo giallo verde. Aldilà delle estemporaneità salviniane, i leghisti, oggettivamente, hanno fatto da contraltare al velleitarismo grillino sia sulle partite economiche, sia sul terreno delicato della tradizione italiana, forti di un ancoraggio solido con ambienti imprenditoriali piccoli e grandi e con mondi anche religiosi più attenti alla salvaguardia della nostra cultura. Spero che con il Pd alleati con i 5stelle, si possa contare sostanzialmente su una dinamica che conduca allo stesso equilibrio, evitando di porci il più possibile lontani da decisioni azzardate in contraddizione con l’economia di mercato. Si spera anche che ci sia qualcuno si preoccupi di pattuire linee di governo per asciugare il debito, anziché usare le risorse per provvedimenti elettoralistici. Ora si potranno trovare anche soluzioni per superare l’attuale impasse politica, ma senza un cambiamento radicale rispetto alle linee seguite sinora, rimarranno sul tappeto gli stessi nodi che affliggono da lustri l’instabilità a tutto tondo della vicenda italiana. Se nel Paese non si faranno avanti forze responsabili, liberali, e socialmente sensibili al cambiamento, difficilmente usciremo dalla crisi morale ed economica. Nella scena italiana manca una aggregazione di moderati consapevole che per essere credibile deve iniziare una grande e lunga marcia che raccolga via via consensi a politiche che un grande paese come l’Italia aspetta di ripristinare da lustri. Una nuova grande aggregazione che per raggiungere però questo risultato, più che ambire nell’immediato ad avere posti in parlamento o presenze nei governi, deve dedicare il suo tempo a darsi un programma credibile di risanamento e sviluppo della economia, di rinnovamento e modernizzazione del welfare, di valorizzazione delle nostre tradizioni, di combattere con tutte le proprie forze il degrado comportamentale penetrato nel linguaggio politico, nel portamento e nelle gestioni istituzionali. Laici e cattolici , insieme, possono dare un grande contributo per la ricerca del bene comune, ma devono imporsi di svolgere il loro ruolo autonomo di realtà che rifuggono clamori, esagerazioni, soluzioni parziali, pur di avere potere. Dovranno percorrere tutte le strade d’Italia, per ricondurre alla politica quell’elettorato moderato che non si reca da tempo alle urne, e ricostruire un collegamento con le imprese, i lavoratori, le associazioni, e con le realtà della cultura e delle università. Occorrerà molto tempo per ridare centralità alle politiche responsabili, ma è l’unico modo per bonificare il terreno finora conquistato dal populismo. Continuare ad allearsi qui e lì, pur di esserci, significherà continuare a regalare la centralità a chi ha largamente dimostrato di non avere nessuna idea strategica riguardo alle questioni centrali nazionali ed internazionali. Diversamente il debito aumenterà e con esso i vari nuovi Masaniello che ambiranno sempre più numerosi ad appropriarsi della scena pubblica, sradicando financo le ultime risorse materiali e spirituali.