In un mese e mezzo la politica italiana è stata fortemente modificata da eventi rapidissimi che hanno sortito conseguenze e risultati inattesi. Cosicché chi si era rassegnato all’opposizione per tutta la legislatura si ritrova catapultato nel Governo, chi ha operato intempestivamente per avere ancora più spazi nel governo, si ritrova fuori. Ma come se non bastasse, appena insediato il nuovo Governo voluto innanzitutto da Renzi, è proprio l’ex premier che ha dato vita una nuova forza politica dichiarata di centro, spostando una ventina di parlamentari sul suo nuovo gruppo a Montecitorio.
Di fronte a questi accadimenti, che sono la somma di tanti altri eventi che hanno segnato tempi molto bui per la stabilità politica e per la responsabilità in politica, molti cattolici si stanno interrogando sul da fare, anche stimolati dalle esortazioni e riflessioni sulla situazione italiana, venute da una riunione voluta dalla Cei con le associazioni cattoliche impegnate nel sociale e nel politico. Sono in molti che pensano che da quando i cattolici hanno per varie ragioni tirato i remi in barca, le navigazioni nelle acque sicure interne ed esterne all’Italia, si sono man mano rarefatte, con risultati disastrosi del degrado che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma se è vero che i cattolici, possono essere importanti in cooperazione con i liberali per ridare al paese speranza, è altrettanto vero che devono farsi riconoscere davvero, da quello che dicono, da quello che fanno, a cosa ancorano la loro iniziativa, e con cosa sostanziano la loro identità.
Innanzitutto devono ben declinare la Dottrina Sociale della chiesa nella attività politica, devono imporsi di fortificare la loro identità per avere davvero autonomia, devono saper darsi una andatura sufficiente, per portare una ventata nuova nel sociale e nelle istituzioni, con ‘vino nuovo ed otri altrettanto nuovi’. Quanto all’annuncio da parte di Renzi e di quanti vogliono mirare alla costruzione di una forza politica credibile e solida di centro (laici e cattolici), penso che è bene che sappiano subito dare prove importanti nei pronunciamenti e nella azione. C’è un detto latino molto significativo, che ben descrive l’importanza di una presenza con tali caratteristiche, che non potrà che apportare benefici al sistema politico ed istituzionale, come accadde anche agli albori della nostra Repubblica: “in medio stat virtus”.
Dunque, formazioni moderate, popolari e liberali, devono curarsi di una spesa pubblica compatibile con gli introiti dello Stato, devono saper supportare l’impresa che a sua volta sia disponibile con i lavoratori alla redistribuzione dei profitti prodotti dalla maggiore produttività, devono puntare ad uno Stato autorevole ma non allo statalismo, devono sostenere la promozione delle persone ma non con l’assistenzialismo, devono affermare la giustizia ma non il giustizialismo, devono promuovere la modernità mantenendo solide le tradizioni e le radici cristiane, devono rappresentare l’identità italiana ma in un nuovo Stato federale europeo.