IN SICILIA 1 BIMBO SU 3 È POVERO

Oggi in Sicilia il 34,3% dei minori vive in condizioni di povertà relativa, un dato al di sopra della media nazionale che si attesta al 22%. Una condizione che coinvolge più di 1 minore su 3 nella regione, e che conferma come il tema della povertà minorile resti una vera emergenza. Basti pensare che a livello nazionale negli ultimi dieci anni il numero dei minori in Italia che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,7% del 2008 al 12.5% del 2018: 1,2 milioni di bambini. Un record negativo che ha visto un peggioramento negli anni più duri della crisi economica, tra il 2011 e il 2014. E’ quanto emerge dal X Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, che viene presentato oggi in contemporanea in 10 città italiane, tra cui Catania. La pubblicazione a cura di Giulio Cederna e dal titolo evocativo “Il tempo dei bambini”, fa il bilancio della condizione dei bambini e adolescenti in Italia negli ultimi dieci anni, e viene presentata quest’anno in occasione della nuova edizione della campagna “Illuminiamo il futuro”, per il contrasto alla povertà educativa.

Una povertà, sottolinea Save the Children, che non è solo economica ma anche educativa e che si riflette su una serie di indicatori chiave che fotografano lo stato dell’infanzia nel paese e nella regione. Una regione in cui – complice anche la congiuntura economica non positiva – negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini, con una percentuale di nuovi nati che è scesa del 18,4% rispetto al 2008, mentre il numero di bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana nel 2018 rappresentavano il 4,3% della popolazione dei minori nella regione.

E intanto, lamenta Save the Children, l’Italia continua a non avere un Piano nazionale per l’infanzia e a investire risorse insufficienti in spesa sociale, alimentando gli squilibri esistenti a livello di servizi e prestazioni per l’infanzia e condannando proprio i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare da sole, o quasi, gli effetti della crisi. Sebbene il dato di spesa media annua in Italia resti insufficiente, la Sicilia – negli ultimi 10 anni – ha incrementato di 42 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando a 113 euro. In Sicilia solo il 5.2% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia (nel 2008 era il 6%), con una spesa media pro capite da parte dei comuni per questi servizi che si attesta su 351 euro.

Anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente in tutto il paese dai tagli alle risorse, spesso lineari, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà. Sebbene nell’ultimo decennio si siano fatti grandi passi in avanti sul tema della dispersione scolastica, le differenze tra regioni sono molto ampie e la Sicilia si attesta sul 22.1%, unica insieme a Calabria e Sardegna a superare il tetto del 20%, superiore alla media nazionale (14,5%), ma che è migliorato negli ultimi 10 anni, diminuendo di 4.1 punti. Scuole che restano luoghi non sicuri per gli studenti, nell’Italia fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: in un paese in cui gli indicatori sono drammatici, in Sicilia il 71.9% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità, un numero ben superiore alla media nazionale del 53.9% per le scuole che hanno compilato il dato.

In un paese in cui si è disinvestito sulle politiche sociali e sull’infanzia, evidenzia Save the Children, la povertà educativa è una piaga in continua crescita. Basti prendere in considerazione alcuni indicatori: quasi un minore su 2 non apre un libro durante l’anno, un dato che in Sicilia sale sensibilmente al 68.9% (in crescita rispetto a dieci anni prima, quando era al 63.1%).

Il tema della deprivazione culturale nei minori resta un tema di allarme: nel corso dell’ultimo decennio la quota dei “disconnessi culturali” è diminuita in tutto il paese di 4 punti, sebbene i minori che non svolgono sufficienti attività culturali restino ancora 7 su 10, la Sicilia supera il dato nazionale, attestandosi al 79.8%. Anche lo sport resta per molti un privilegio: in Italia meno di un minore su cinque (tra i 6 e i 17 anni) non fa sport, con la Sicilia che svetta in negativo con il suo 34.4%, il dato più alto in Italia. Bambini e ragazzi che leggono sempre meno, fanno poco sport e che non sono sottoposti a stimoli culturali, sono invece iperconnessi: nell’ultimo decennio si è assistito a una rivoluzione che ha portato all’aumento esponenziale dei minori che usano ogni giorno la Rete. Nel 2008 solo il 13.7% dei bambini e adolescenti siciliani usava tutti i giorni internet, una quota che è passata al 47.7% nel 2018.
Un Paese sempre più “vietato ai minori”, in cui i cosiddetti NEET (Not in Emplyement, nor in Education and Training) sono in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4%), ma la Sicilia si attesta sulla percentuale più alta, raggiungendo il 38.6%, cresciuta di 6.1 punti rispetto a dieci anni fa.

L’impoverimento materiale ed educativo dei bambini in Italia, si accompagna anche ad un impoverimento “ambientale”. Mentre il dibattito mondiale si accende sull’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, i bambini e adolescenti italiani crescono in un paese in cui c’è sempre meno verde, con un aumento di 30.000 ettari di territorio cementificato dal 2012 al 2018. Il fatto che ben il 44% dei bambini ed adolescenti italiani vada a scuola in macchina non stupisce (51,6% nella regione), soprattutto se si considera che il rapporto tra ogni neonato che nasce in Italia e le macchine immatricolate nello stesso anno è di 1 a 4 (in Sicilia più di 1 a 1).

“I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche la nostra regione. Insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro”, spiega Alessio Fasulo, referente territoriale di Save the Children in Sicilia.

L’organizzazione rilancia oggi la campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa, ormai giunta al suo sesto anno, chiedendo proprio – attraverso una petizione disponibile al link http://www.illuminiamoilfuturo.it- il recupero di tanti spazi pubblici abbandonati e inutilizzati su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e scuole sicure per tutti. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata a 16 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi pubblici, da nord a sud, sottratti ai minori nel nostro Paese. Una campagna che riprende la richiesta già lanciata lo scorso anno e che ha portato all’inizio di un percorso di recupero di alcuni dei 10 luoghi segnati nella precedente edizione, a cui quest’anno Save the Children ne ha voluti aggiungere altri sei.

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 21 ottobre è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte moltissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.

Tra i luoghi già segnalati lo scorso anno nella campagna dell’Organizzazione in Sicilia, l’Asilo Nido comunale “Galante”, nel quartiere di Danisinni, una borgata fortemente degradata di Palermo, chiuso dal 2007. Il comitato di quartiere è riuscito ad ottenere una riqualificazione della parte esterna rispetto allo scorso anno (il giardino è stato ripulito, le inferriate sono state pitturate, l’area è stata bonificata e un artista ha realizzato alcuni murales). Il Comune ha già stanziato i fondi per i lavori interni, ma mancano le risorse per il progetto. È stata lanciata dal comitato del quartiere una campagna di crowdfunding, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari stimati in 80.000 euro. Segnalato anche lo Spiazzo di via Coppi allo Zen 2, sempre a Palermo.

Il quartiere non ha un luogo dove i bambini possono giocare in tranquillità e senza pericoli, l’unico spazio prevalentemente privato (solo due particelle sono comunali) è una discarica a cielo aperto con carcasse di auto, scooter e materiali pericolosi come l’eternit. Lo spazio è destinato alla costruzione di edifici destinati a servizi, ma nel nuovo Piano regolatore l’amministrazione comunale ha inserito una variante per destinarlo a verde pubblico, piano regolatore che non è ancora in vigore, perché non approvato dalla Regione Siciliana. Lo spazio è stato inserito anche nell’opera di riqualificazione del progetto RUIS, finanziato dal Piano Periferie del Governo nazionale, non ancora avviato. Il parco Zen rimane in una situazione di degrado, ha subito un intervento molto superficiale.
(ITALPRESS).



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