INSEGUIRE SOLO IL CONSENSO FRENA L’ECONOMIA

Il nostro Paese si sta spegnendo lentamente, stretto da una competizione politica priva di freni inibitori, che ha pressoché coinvolto ogni partito alla ricerca di successi elettorali. Così si spiegano i tanti provvedimenti costosi, come ad esempio le decisioni governative gravosissime per le esangui casse dello Stato sul “reddito di cittadinanza” e “quota 100”, elargiti al di fuori di ogni criterio economico e di equità. Soldi che si potevano investire per ridurre le tasse ai cittadini per vivacizzare il mercato dei consumi interno, e per offrire pesi fiscali vantaggiosi alle imprese che investono. Ma in ogni occasione, non si governa secondo buon senso e in coerenza con obiettivi economici concreti, ma secondo l’interesse di assecondare i “clientes”, per consolidare il proprio consenso. I dati economici italiani molto negativi di questi giorni, segnalano una persistente condizione di decadimento, perché a nessuno interessa caricarsi sulle spalle operazioni impopolari, che non comportino vantaggi elettorali immediati.

Per questa ragione la nostra economia non si riprende al contrario di altre. Basti vedere gli ultimi resoconti riguardanti il PIL della verde Irlanda fino a pochi anni fa ridotta peggio di noi, per quest’anno si prevede il 5,6% in più grazie a varie politiche tra cui quella di riduzioni fiscali. Così sta decidendo il governo greco con il varo di un pacchetto fiscale per rilanciare gli investimenti con una legge che sarà sottoposta al Parlamento di Atene nella seconda metà di novembre. Il provvedimento prevede un taglio della corporate tax dal 28 al 24% e un dimezzamento della tassa sui dividenti dal 10 al 5%. Come si nota, i pesi fiscali rispetto a quelli da noi praticati, partono già molto più bassi, e tuttavia li alleggeriranno ancora di più. Le autorità greche, in questo modo, non fanno altro che decidere quello che molti altri paesi hanno già previsto per incrementare posti di lavoro con nuovi investimenti, per aumentare il reddito dei lavoratori. Noi invece il reddito lo produciamo per legge: con i soldi presi in prestito per il reddito di cittadinanza. La riduzione fiscale dovrebbe essere al primo posto delle decisioni, ed invece in ogni documento annuale di economia e finanza governativo, ci sono immancabilmente le premesse per un aumento in più a causa di elargizioni privi di ogni senso.

Raffaele Bonanni

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