MILANO, PRANZO A CHINATOWN CONTRO PSICOSI CORONAVIRUS

Un pranzo per combattere la psicosi da corona virus. L’assessore al Commercio del Comune di Milano, Cristina Tajani, Marco Barbieri, Segretario generale di Confcommercio Milano, e Francesco Wu, consigliere di Confcommercio Milano e referente per l’imprenditoria straniera hanno pranzato in uno dei ristoranti della Chinatown Milanese di via Paolo Sarpi per sensibilizzare i cittadini contro fake news e pregiudizi diffusi a seguito dell’emergenza coronavirus. Davanti a un piatto di ramen, l’assessore Tajani ha sottolineato quanto sia importante “evitare psicosi: la situazione, come ci dice il governo, è sotto controllo in Italia e non lasciare spazio a fake news e messaggi che, in alcuni casi hanno un sapore un po’ discriminatorio e razzista”. Il Comune sta monitorando i social network alla ricerca di “notizie di preoccupazioni non giustificate da parte dei nostri concittadini milanesi” ha aggiunto Tajani, portando come esempio quello di “alcuni genitori preoccupati rispetto alla presenza a scuola”.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

A loro ha voluto dire che “non è rischioso frequentare ristoranti e attività cinesi a Milano e nemmeno che i nostri bambini frequentino i propri compagni di classe di origine cinese”. Accanto a lei, Marco Barbieri ha confermato che “non servono allarmismi, ma piuttosto dimostrare che Milano è vicina alla comunità cinese” che nel capoluogo lombardo conta circa 10mila membri. “Le difficoltà ci sono” ha aggiunto Barbieri, suggerendo che si apra un “tavolo di confronto con le parti sociali per vedere se si può ragionare su ammortizzatori sociali particolari per sostenere delle realtà che stanno soffrendo forti difficoltà in termini di indotto”. Francesco Wu ha invece spiegato di essere “in contatto costante con l’ospedale Sacco. Oggi serve informarsi e se lo si fa bene si scopre che la probabilità di contrarre il virus è veramente bassa. In altri paesi europei, inoltre, non c’è questo allarmismo e questa psicosi nei confronti delle comunità asiatiche non c’è. E se gli altri europei non hanno paura, perché dovremmo averla noi?”. In Lombardia, fanno sapere da Confcommercio, le imprese cinesi sono 10mila sulle 51mila in Italia.
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