Scuola ai tempi del coronavirus, il merito non sia il grande assente

Il Consiglio dei Ministri ha deciso come disciplinare la valutazione finale degli alunni e le modalità di svolgimento degli esami di Stato del primo e secondo ciclo. Insomma, la impossibilità di concludere l’anno scolastico a causa della pandemia, ha determinato la scelta di promuovere gli studenti per decreto, mortificando uno dei valori costituzionali: il merito. Credo che la scelta non sia stata sufficientemente ponderata, è stata una opzione pedagogicamente sbagliata nei confronti di ragazzi che oltre ad istruirsi hanno bisogno anche di essere educati alla idea che ogni passaggio della loro storia di “educazione” deve essere una esperienza pienamente guadagnata.

Si parli invece di ammissione necessitata con riserva degli alunni alla classe successiva. Ad esempio, a partire dal primo settembre 2020, data indicata dal decreto, si svolgano, invece, attività di consolidamento e recupero delle lezioni del secondo quadrimestre scolastico di quest’anno, e si evidenzino i debiti accumulati fino ad allora, di cui si dovrà tenere presente nella valutazione del prossimo anno scolastico. Poi nel contempo, si riconoscano i crediti agli studenti che comunque si impegnano in questi mesi a studiare con profitto, in molti casi ovviando alle stesse negligenze del sistema scolastico, ricorrendo a modalità di studio e di ricerca. Per questi studenti occorre dunque riconoscere una accelerazione negli studi, premiando il loro talento e merito, indicando implicitamente che talento e merito sono leve fondamentali per lo sviluppo economico, civile, democratico del nostro Paese. Poi, secondo me, la scelta fatta per gli esami di Stato è persino peggiore in considerazione che in Italia hanno valore legale. Questi studenti certamente non torneranno, passata l’estate, e dopo essere avere ottenuto il titolo di studio, per le integrazioni. Perché dovrebbero poi tornare per recuperare la preparazione saltata?

Voglio sperare che si possa essere ancora in tempo per correggere questi ‘segni’ negativi per i nostri giovani. Neanche nei mesi più tormentati della seconda guerra mondiale si adottarono criteri blandi di valutazione, nella impossibilità di fare gli esami. Era l’inizio dell’estate 1943, e a seguito dei bombardamenti a tappeto sulle Città, si saltarono gli esami di Stato. Per la promozione o no degli studenti, si tenne conto del profitto acquisito nel terzo trimestre. Credo che la scelta fu proprio quella di premiare il merito e di non dare esempi lassisti ai giovani di quell’epoca.

Raffaele Bonanni

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