E SE L’ATALANTA FOSSE LA PROSSIMA “SORPRESA” SCUDETTO?

Un giorno mi hanno chiesto di scrivere un articolo sul Quadrilatero Piemontese – Vercelli, Casale, Novara, Alessandria – ho detto si’, poi mi sono pentito, sapevo poco o nulla, poi ho studiato, ho scritto, ho spedito e quando mi hanno risposto “benissimo” ho fatto sapere in giro che mi ero laureato. Mi mancava, nel dettaglio, quel pezzo di storia del calcio delle origini, dal 1908 al 2022: sapevo tutto della Marcia su Roma, compreso lo slogan di Longanesi e Maccari, “O Roma o Orte”, poco delle imprese dei Bianchi e dei Neri, che non erano politicanti ma Vercellesi e Casalesi. Poi – confesso – avevo studiato bene la materia anche perche’, appena nominato direttore del Guerin Sportivo, un redattore sciagurato (lui accuso’ un tipografo) aveva scritto Pro Vercelli sotto una foto di calciatori in maglia nera e Casale sotto quelli in maglia bianca. Decine di lettere di protesta. Ci fosse stato Facebook sarebbero stati insulti sanguinosi. O forse no, adesso che ci penso: indifferenza. E per questo sto scrivendo questo articolo: contro l’indifferenza e l’ignoranza.
Per molti Gianluca Vialli e’ quel calciatore che ha vinto tutto con la Juve perche’ aveva due bicipiti cosi’ e naturalmente tutti i difetti juventini, e Mancini non e’ quello che ha vinto uno scudetto con l’Inter, da allenatore, senza neanche giocare? Parto da loro perche’ l’ultima volta che mi sono davvero divertito e’ stato quando la Sampdoria ha vinto l’ultimo “scudetto in liberta’” come l’Avvocato defini’ quello del Napoli ’87, ahilui bissato nel ’90. (Quando hanno rivinto Lazio e Roma, nel 2000 e 2001, le Romane facevano gia’ parte dell’establishment). E Vialli e Mancini indossavano la maglia piu’ bella mai creata agli ordini di un signore che andrebbe rammentato spesso per competenza, Vujadin Biskov, mentre i cantori moderni rammentano come inventori di calcio solo Sacchi e Guardiola. Addirittura Sarri. E affliggono il campionato ormai ridotto come il Festival di Sanremo, che si fa ancora per interesse e abitudine, e per questo viene difeso, ignorandone le canzoni piu’ belle, i cantanti piu’ popolari; e del calcio si rammentano solo Maradona e Platini, forse Baggio, ahilui infedele per principio, nell’era di Ronaldo e Basta.
L’abbiamo chiamato Calcio Provinciale, come dire un torneo di poveracci, quello che registrava vincitori estemporanei. Nel ricordare l’impresa del Cagliari di cinquant’anni fa ho sentito citare il Leicester. Fatti i doverosi complimenti a Ranieri, che ha vinto introducendo l’Italiano nel calcio inglese, merita rammentare che la Sardegna ha avuto il suo scudetto da una squadra superdotata tecnicamente e fisicamente – e non dico solo Riva – arrivando a dominare la scena non per la forza del destino ma con suo merito. E l’impegno di Arrica e Scopigno. Come la Fiorentina del ’56, di Befani e Bernardini, arrivata addirittura alla finale della Coppa dei Campioni, prima squadra italiana, risultando sconfitta dal Real gia’ maestro d’imbrogli. Quella del ’69 era stata costruita da Baglini e Pesaola con competenza – come il Bologna di Dall’Ara e Bernardini del ’64 – e il Cagliari merito’ la stessa attenzione che avrebbero avuto la Lazio di Lenzini e Maestrelli nel ’73, il Torino di Pianelli e Radice nel ’76 (nobilta’ ritrovata), la Roma di Viola e Liedholm nell’83, il Verona di Guidotti e Bagnoli, il Napoli di…Ferlaino, Maradona, Bianchi e Bigon dell’87 e del ’90. E appunto la Sampdoria di Mantovani e Boskov nel ’91. E credetemi che mi sono divertito e…acculturato piu’ con queste squadre che con le grandi, dotate di mezzi pari alla loro ricchezza! Mentre le “sorprese” finivano per pagare a caro prezzo non le vittorie ma il post-scudetto, quando si facevano investimenti pericolosi per restare seduti al tavolo delle Grandi, battibili con l’intelligenza, non con i soldi.
Mi vien voglia di dire: ora tocca all’Atalanta. Mi farebbe piacere. Anche Bergamo rinascerebbe piu’ un fretta: alla citta’ non mancheranno i mezzi economici, le sarebbe d’aiuto un cuore di calcio.

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