L’ospedale Forlanini e amare riflessioni

Il dramma del Coronavirus che l’Italia sta vivendo desta rabbia, amarezza e rammarico per i tanti ospedali che, per una dissennata politica sanitaria, sono stati chiusi e abbandonati. In particolare, merita speciale risalto la chiusura da anni, con conseguente degrado, dell’ospedale Forlanini di Roma, allocato di fronte allo Spallanzani. Queste due strutture se funzionalmente unite sarebbero state un polo di riferimento Covid-19 senza pari nel nostro Paese. Il megaospedale fu costruito negli anni ’30 del secolo scorso per volontà del professore Eugenio Morelli, cattedratico di malattie respiratorie a Roma, che Cesare Frugoni – il più celebre medico italiano del XX secolo – definì “sorgente di luce” propulsore e capo della lotta antitubercolare, battaglia che dominò con alta competenza tecnica e concretezza di azione, lavorando per il futuro e mirando in alto e lontano. In quegli anni l’Italia fu esempio nel mondo della battaglia contro la Tbc. Una vera e propria lotta di redenzione igienica per debellare il “mal sottile”, in un’epoca in cui cultura e abitudini sociali impedivano di pronunciare il vero nome di questa malattia, che veniva nascosta a parenti e amici, quasi fosse un morbo immondo.

In quegli anni in Italia il numero di morti per tisi scese da 65.000 a 35.000. Il 1° dicembre 1934 fu inaugurato il più grande istituto del mondo per lo studio e la lotta contro la tubercolosi: a un tempo ospedale e scuola accademica. Il sanatorio-istituto ospitava 1.400 letti su una superficie di 28 ettari e conteneva aule, laboratori, gabinetti radiologici, farmacie, refettori, cucine e lavanderie, sale di lettura, abitazioni per medici e infermieri, un cinema con 800 posti. Il solo ferro occorso per il cemento armato fu di 2 milioni e 400 mila chilogrammi, pari a un terzo del peso del ferro impiegato per la costruzione della torre Eiffel. Dopo la guerra questo colosso sanitario fu intestato a Carlo Forlanini, maestro di Morelli. Forlanini “camicia rossa” di Garibaldi, divenne clinico medico nell’Università di Pavia e poi senatore del Regno. Egli inventò il pneumotorace artificiale, mediante il quale con criteri meccanicistici si realizzava la collassoterapia, cioè la messa in riposo del polmone malato – attraverso introduzione di aria – per facilitarne la guarigione. Questo fu l’unico mezzo terapeutico contro la Tbc fino alla scoperta degli antibiotici.

Si ricorreva anche alla chirurgia (con resezione costale, toraco-plastica e velario ascellare) praticata con grande capacità e padronanza in questo complesso ospedaliero e sanatoriale. Morelli fu il direttore di questo istituto-ospedale fino al 1951, cioè fino allo scadere dei limiti di età. Nell’anno dell’inaugurazione e nel 1995, in occasione del 60°della istituzione, furono stampati due volumi su storia, edificazione e realizzazione del “Forlanini”, che vengono riprodotti e mostrati a cittadini e lettori. Nel 1995 l’ospedale era stato già trasformato in Azienda Ospedaliera “Nicholas Green” – insieme ad altri due nosocomi – e il direttore generale scrisse nella prefazione: “Ancora oggi, alle soglie del Duemila, l’Ospedale Forlanini vede affermata immutata la sua importanza anche nel campo della ricerca e del trattamento delle patologie neoplastiche polmonari, della bronchite cronica ed enfisema polmonare, espressione dell’inquinamento ambientale. Know-how professionale e tecnico di cui l’Azienda Ospedaliera “Nicholas Green” è portatrice, consentirà di affrontare questa nuova “battaglia” con pieno vigore e con la certezza di raggiungere gli obiettivi da tutti desiderati”. Malgrado queste roboanti parole, da circa dieci anni l’ospedale Forlanini è stato chiuso, con conseguente disfacimento di strutture, attrezzature e arredi.

Il dramma odierno della pandemia da Coronavirus permette di constare con spietata verità i danni provocati da un’improvvisa politica sanitaria negli ultimi due decenni: deficit crescenti, ospedali abbandonati, non completati, forzatamente chiusi con totale degrado di tecnologie e infrastrutture. Il “Forlanini” è esempio paradigmatico di normative che hanno spesso funestato la salute degli italiani. Nella tragedia attuale questa struttura avrebbe potuto rappresentare, come già detto, un valido bastione contro il Covid-19. L’archistar Massimiliano Fuksas ha detto che bisogna mostrare ai cittadini il Forlanini, per comprenderne l’eccelsa qualità e il danno che ha creato alla comunità la sua chiusura, dimostrando ancora una volta che la buona salute è ancella della buona politica.

Adelfio Elio Cardinale

(ITALPRESS).

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