Paolo Rossi “Il calcio senza tifosi sarà un’altra cosa”

“I gol sono belli sempre, d’estate o d’inverno. È vero che gli italiani a luglio e agosto pensano al mare e al calcio mercato. Ma dopo questa lunga astinenza, quando ripartiremo ci sarà ancora più passione. Con un vero rammarico: le porte chiuse. Senza l’affetto della gente sarà un’altra cosa. Però non si può fare diversamente”. Così, in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’, il campione del mondo di Spagna 1982 Paolo Rossi, in merito alla possibile ripresa della Serie A dopo la chiusura per l’emergenza sanitaria di Covid-19. “Chi è chiamato a decidere avrà riflettuto bene sul da farsi – spiega ‘Pablito’, 63 anni, ex bomber di Vicenza, Juventus e Milan – Non bisogna rischiare niente, la salute viene prima di tutto. Però i campionati vanno finiti”. Il 4 maggio le squadre dovrebbero cominciare gli allenamenti: “Se è presto? Certezze non ce ne sono. Siamo in balìa del virus e in questo momento ogni previsione rischia di essere azzardata o, peggio ancora, sbagliata. Se il calcio riparte, significa che stiamo tornando alla vita vera. Soprattutto che i sacrifici della gente chiusa in casa hanno portato dei benefici”. La ripresa sarebbe un segnale di speranza: “Sì, ma non bisogna fraintendere. Ci dovremo adeguare a una nuova normalità. In attesa del vaccino niente sarà come prima. Mascherine, guanti, lunghe code davanti ai negozi come nella Russia degli anni 80. E stadi a porte chiuse. Sono tristi, però è l’unica soluzione”. La fase 2 del campionato potrebbe anche riservare sorprese: “Non azzardo pronostici. Tre mesi o quasi senza partite potrebbero cambiare le gerarchie. Non i valori, che restano. Ma tanti fattori potrebbero incidere e condizionare la ripresa, come la nuova preparazione. Oppure l’adattamento a giocare nel silenzio: qualche squadra riuscirà a trovare la concentrazione giusta, qualche altra farà più fatica. Se c’è troppa fretta di ripartire? Spesso e volentieri è un problema di soldi. Sono nel consiglio del Vicenza, che ha una società solida e ambiziosa, ma in questo momento senza entrate di nessun genere ci siamo resi conto di quanto sia difficile tirare avanti. La A, alla fine, credo possa ripartite. La C farà molta più fatica”. Infine, sui tagli sugli stipendi: “È una condizione necessaria. Sarebbe servito un accordo collettivo e invece noto che ogni club va per la sua strada. Certo, è difficile mettere insieme realtà così diverse. Bisognerebbe trovare un punto di equilibrio”.
(ITALPRESS).

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