PASSATA UN’ALTRA DOMENICA SENZA STADIO E SENZA CHIESA

E’ passata un’altra domenica senza niente. Non solo senza stadio, che e’ gia’ dura da buttar giu’. Anche senza chiesa. Mi viene in mente una volta che le due potenze popolari – passatemi l’ardito confronto – si scontrarono…per l’occupazione dello spazio. La Conferenza Episcopale aveva chiesto di poter recuperare gli spazi domenicali dai quali era stata sloggiata dal calcio che neanche rispose, forte non solo del vistoso consenso popolare – gli stadi erano pieni – ma anche dall’esistenza della riffa domenicale del Totocalcio, terza “religione italica”. La Chiesa ripiego’ allora sul sabato che ai tempi del fascismo era diventato giorno di riposo laico (sabato fascista) ma si oppose vigorosamente Carlo Tavecchio, allora presidente dei dilettanti, la vera potenza economica del primo sport italiano. Allora in Vaticano qualcuno – immagino Papa Wojtyla in persona – penso’ che si dovesse far qualcosa e fu realizzata la conferenza Episcopale per lo Sport, affidata a Don Mazza, un sacerdote preparato e abile che riusci’ in breve tempo a rivalutare l’apostolato sportivo, piu’ tardi nominato vescovo di Fidenza. Fra le varie iniziative un incontro dei rappresentanti dello sport, giornalisti compresi, con il Papa, ospite meraviglioso per semplicita’. Io avevo avuto con lui un piccolo incidente diplomatico: quando era diventato Papa’ avevo dedicato un bel servizio alla sua squadra del cuore – il Katowice – sul “Guerin Sportivo”; un amico influente glielo mostro’ durante un’udienza e lui, in trono, col giornale spalancato (ho ancora la preziosa immagine) lesse per qualche minuto l’articolo poi disse: “Molto bello…Peccato che io sono tifoso di squadra di Wadowice, mio paese natale, grazie lo stesso”. Tuttavia non fui…scomunicato, anzi: un giorno don Mazza mi invito’ a un dibattito importante, sempre in Vaticano, sul tema “Il calcio e la Chiesa”. Quando tocco’ a me parlare mi sentii perduto: davanti a me avevo una fila di eccellenze e eminenze, riconoscibili per il colore della papalina; il cardinale piu’ importante (niente nome, please) stava sonnecchiando e allora ebbi una reazione gagliarda, partii a razzo, senza freni inibitori, e sparai la mia sentenza: “Il calcio e’ sport assolutamente cattolico: pecca fortemente, si pente immediatamente, si assolve all’istante”. Un attimo di silenzio, i monsignori guardavano tutti il cardinale che aveva aperto gli occhi e lui, all’improvviso, con uno sforzo titanico, abbozzo’ un applauso che divento’ subito ovazione liberatoria. Anni dopo, ho avuto modo di presentare la nascita di “Sport e Chiesa”, sotto l’egida del Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal Cardinale Gianfranco Ravasi e diretto da mons. Melchor Jose’ Sa’nchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura, maratoneta e presidente di Athletica Vaticana.
Santificata cosi’ la festa, mi riprendo una licenza laica ridando la parola a Carlo Tavecchio che, banane a parte, e’ stato il miglior amministratore del gioco del pallone. Sentite cosa dice sul Partire o Restare, gioco dell’anno:”Tanti presidenti dicono di non voler ripartire? C’e’ chi punta a rimanere in A, anche a costo di mettere a rischio il sistema…Se sara’ confermato lo stop alla stagione, Sky e le altre pay tv non vorranno pagare l’ultima rata. E a quel punto un sistema che fattura 3-4 miliardi l’anno esplodera’ per 200-250 milioni di mancati introiti dalle tv. E si chiedera’ l’intervento dello Stato. Con un Paese in condizioni drammatiche, chi potra’ mai dare soldi a un mondo in cui il piu’ “fesso” prende un milione di euro all’anno?”. Amen.

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