Zaia “io premier? Ma no, mi occupo della mia regione”

“Non sono minimamente interessato a un progetto nazionale”, così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in un’intervista a la Repubblica, in merito all’ipotesi che venga indicato come premier. “Io sono un amministratore, mi occupo della mia Regione – spiega -. Salvini non mi ha mai imposto nulla. L’ho sempre apprezzato”.

“Io vengo dalla campagna”, sottolinea Zaia, e se cade il governo si va alle “elezioni. E spero che ci facciano votare a luglio in Veneto, in caso contrario è una sospensione della democrazia”.
“In Italia – aggiunge – la premiership che sognano i cittadini, il problem solver tipo Merkel, la Costituzione non lo permette”.

“Non ho nulla a che spartire con questo governo, ma non m’interessa nemmeno fare polemiche. M’interessa curare le persone e far ripartire il Veneto: abbiamo perso 50 mila posti di lavoro, 35 mila solo nel turismo”. Alla domanda su come mai il Veneto ha avuto 1800 morti e la Lombardia 15 mila, risponde: “Non si possono fare paragoni. Non abbiamo città metropolitane. Vo’ ha 3000 abitanti”. “Hanno avuto una buona dose di sfortuna: è stata come una bomba”.

Il modello Veneto “è merito della mia squadra – dice Zaia -. Crisanti è arrivato dopo”. “Noi eravamo pronti da un mese, grazie alla dottoressa Russo, una catanese che dirige il Dipartimento di prevenzione. Quando c’è stato il primo caso a Vo’, io un’ora dopo a Padova avevo davanti a me la task force. Quella sera, contro la volontà del tavolo, ho deciso tre cose: Tamponare tutti. E così abbiamo scoperto in paese 66 asintomatici. Ho chiuso l’ospedale di Schiavonia, dov’è morto il primo malato in Italia, Adriano Trevisan. E poi ho disposto le tende riscaldate fuori degli ospedali per il triage. L’Oms disse che esageravo. Noi il virus siamo andati a cercarlo”.

Crisanti “non lo conoscevo – aggiunge Zaia -. Mi ha chiamato lui. È un grande scienziato. Gli dobbiamo lo studio su Vo’ e l’acquisto della macchina che consente 9000 tamponi”. Se ne fanno, spiega il Governatore, “undicimila al giorno, 500 mila totali, più della Corea: la media è di circa 30 contagiati”. I tamponi si fanno “negli ospedali, nelle Rsa, nei parcheggi c’è il drive in. I 10 mila medici veneti li ho fatti testare tutti. E sa quanti erano positivi? L’1,3 per cento. Ci dice che l’uso della mascherina è fondamentale, a tutti i livelli”.

In merito alla ripartenza da lunedì, commenta: “L’importante che nessuno sgarri. La prima cura siamo noi. In Veneto non voglio vedere fenomeni senza mascherine”. “Non possiamo abbassare la guardia ma nemmeno stare fermi. È come una battaglia nella foresta. Il nemico non ha una mitragliatrice, ma un proiettile. E se ha buona mira ci prende”.
(ITALPRESS).