Veneto, le Pmi artigiane vedono buio “perso il 25% di fatturato”

VERONA (ITALPRESS) – Per tornare ai livelli pre-Covid bisognerà aspettare la fine del 2021. Metà dei 1.500 imprenditori intervistati tra l’1 e il 5 agosto vede il ritorno ai livelli precedenti la crisi non prima di dicembre 2021, ma sono molti i numeri nel report di Confartigianato Imprese Veneto sulla recessione realizzato a due mesi e mezzo dall’uscita dal lockdown. Numeri che restituiscono una fotografia di un artigianato Veneto colpito al cuore (il 51,3% delle aziende ha perso più del 25% del fatturato), che vorrebbe ripartire ma che in questo momento è concentrato a resistere (il 76,2% dichiara che l’obiettivo principale è la continuità aziendale). Obiettivo da raggiungere con i propri collaboratori (solo il 10,8% vorrebbe poter licenziare). Difficile però fare previsioni e pertanto sono al palo gli investimenti: un imprenditore su due ha congelato quanto programmato o rinunciato definitivamente. Il presidente di Confartigianato Imprese Veneto Agostino Bonomo lancia l’appello: “Le nostre imprese mandano un messaggio chiaro al Governo: incentivare l’occupazione in questo momento non basta (il 63,2% afferma che non assumerà comunque, anche a fronte di incentivi)”. “E’ necessario sostenere gli investimenti (bloccati o non programmati per il 78,1% degli imprenditori) che, questi si, portano in dote nuova occupazione. Le risorse messe in campo dal Governo siano dedicate alle leve per favorire gli investimenti. Ne va del futuro delle prossime generazioni”, aggiunge Bonomo.
Promossa da 1 imprenditore su 2 la cassa integrazione allungata di 18 settimane, per tenere la forza lavoro legata all’azienda. “Il prolungamento della cassa – aggiunge Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – risponde all’esigenza specifica delle Mpi di dare continuità alle loro imprese che, nella professionalità dei collaboratori fondano la gran parte del loro successo”. Rispetto alla possibilità di effettuare nuove assunzioni grazie agli sgravi sulle contribuzioni, pesa ovviamente l’incertezza. Il 63% non assumerà. Positivo però il fatto che oltre un terzo prenderà in considerazione la possibilità di assumere. Tra questi il settore delle costruzioni più di altri dichiara che certamente assumerà (13% rispetto al 6% del manifatturiero) reagendo positivamente all’attesa di una domanda in crescita spinta dalle detrazioni del 110%. L’incertezza pesa poi sugli investimenti. Oltre la metà delle imprese (36%) di quelle che avevano previsto investimenti (66% del totale) li ha sospesi e il 7,9%, vi ha rinunciato in via definitiva.
(ITALPRESS).