Covid, in due settimane rovinato il lavoro di due mesi

Si ricomincia: due giorni di rosso, uno di giallo, arancione nella settimana. Non si può andare avanti così: sempre a rincorrere il virus senza mai cercare di anticiparlo. Il solo risultato sarà di causare il crollo definitivo di interi comparti economici senza riuscire a contenere le curve. “Cornuti e mazziati”. Bisogna superare questi lunghi mesi invernali anticipando il virus: l’unico modo è studiare il passato per migliorare il futuro. Il sistema di classificazione delle zone secondo il colore è stato introdotto il 6 novembre: oggi risulta quindi indispensabile analizzare l’evoluzione degli ultimi due mesi per comprenderne l’efficacia e tarare al meglio le misure invernali. L’analisi dei dati (fonte www.robertobattiston.it) conduce ad un’osservazione semplice e chiara: occorre evitare tutte le “movide”.

Due infatti sono gli elementi inequivocabili che emergono dallo studio dell’andamento dei contagi e dell’indice Rt. Il primo riguarda la rapida discesa dell’Rt a partire dal 23 ottobre scorso, a dieci giorni dall’introduzione del primo DPCM autunnale, che, in sintesi, prevedeva l’obbligo della mascherina all’aperto e la chiusura dei ristoranti a mezzanotte, bloccando conseguentemente la movida notturna. Poi il 6 Novembre viene introdotto il sistema delle zone: diventa più difficile analizzare le variazioni regione per regione e delineare una tendenza evidente; tuttavia un elemento emerge in maniera chiara: nella prima metà di dicembre l’Rt smette dappertutto di scendere e inizia gradualmente a salire. In particolare risulta molto interessante analizzare il caso del Lazio, Regione che è sempre rimasta di colore “giallo”, che quindi non ha visto l’introduzione di misure differenti che possano avere influenzato l’andamento dei contagi. Qui vediamo una discesa, lenta ma costante dell’Rt fino al 17 dicembre, quando l’indice ricomincia a risalire. Che cosa ha determinato il cambio di direzione della curva e la ripresa dei contagi? E’ molto probabile che sia successo quello che abbiamo visto in tutti i media dall’ultimo weekend di Novembre: assembramenti nelle vie e nelle piazze del centro delle principali città, con i negozi presi d’assalto per lo shopping di Natale.

Sostanzialmente un altro tipo di movida: in questo caso non notturna dei giovani, ma diurna delle famiglie nelle vie dello shopping. Diversa, ma sempre movida. Con tutte queste informazioni possiamo ipotizzare un sistema diverso, più semplice ed efficace, a due sole zone: una zona nazionale con libertà di movimento come le attuali zone gialle e strutturata in modo da far ripartire quelle attività che, grazie all’adozione di rigidi protocolli, si possono svolgere in modo controllato riducendo il rischio di contagi, in particolare penso ai settori che hanno maggiormente sofferto, come il comparto del turismo, alberghi e ristoranti. Nel contempo con controlli anti assembramenti molto più rigidi e regole per lo shopping più vicine alle attuali zone arancioni per scongiurare altri effetti movida. Poi le Zone Rosse che conosciamo che hanno funzionato bene nelle quali far entrare le Regioni quando sforano i parametri.

Con questa proposta ritengo importante aprire un dibattito sull’attuale classificazione a zone: due mesi fa quando sono state impostate non si poteva avere la sfera di cristallo, possibile che si siano azzeccate tutte le scelte? Non risulta non solo necessaria ma doverosa un’analisi scientifica dei dati di questi mesi per ritararle? Gli assembramenti nelle città tornate in giallo a Dicembre, che stanno portando ad un ulteriore aumento dei contagi, dovrebbero farci fortemente riflettere: in due settimane si è rovinato il lavoro di due mesi.

Arturo Artom