Non so molto del nuovo allenatore della Roma, Paulo Fonseca. È un lavoratore, un interlocutore elegante, un uomo tranquillo; per Roma, capitale delle radio, ha un grande difetto, parla poco. Grande virtù, insomma. Solo una volta, per onorare una scommessa con un giornalista, si è presentato in conferenza stampa in veste insolita, truccato da Zorro. Gli è rimasto il nomignolo soltanto, del favoloso Don Diego Vega nulla conserva se non…l’audace ruolo di difensore dei colori giallorossi, intesi come A.S.Roma. Evangelicamente – oso pensare – è uomo da sì sì, no no. Mentre il pur bravo Eusebio Di Francesco era soprattutto da “sì”. Vendiamo Allison? Sì. Vendiamo Strootman? Siiii, e quando è stato il momento hanno…ceduto lui, a Paulo hanno detto:”Vendiamo. Dzeko…”. E lui, scaltro, ascoltato il ragazzo, ha detto no. Così la Roma ha un bomber, l’ho visto anche a Bologna. Ha un giocatore che sta bene nella Capitale, Amor Roma, il palindromo perfetto. Un centravanti sul serio amato dai compagni perché si batte anche per loro. Li guida. Rivedo il gol di Bologna, come istruisce il Veretout fuggiasco in contropiede, come avverte Pellegrini che da destra gli mette la palla in testa…gol. Poi, come dicevo, amore: ha rinunciato all’Inter che gli dava soldoni e Champions, mica poco. Vedremo, a fine campionato, chi ha segnato di più, lui o Lukaku.
Ho rivisto, con Fonseca, scene di calcio elementare. Non fidatevi di chi gli attribuisce le virtù del secolo, possesso palla e pressing alto, non è tentato dal Tikitaka e ha già capito che una sana difesa è fondamentale per creare gol. Lo stanno sperimentando anche i suoi colleghi/maestri, Guardiola innanzitutto e Sarri che ha non solo difficoltà difensive ma anche creative. La Roma di Fonseca di gol ne fa anche quattro alla volta, al Sassuolo, agli impronunciabili turchi, due soli ma pesanti quelli rifilati al Bologna reduce da otto turni di imbattibilità casalinga. Non cadrò nella trappola di dir troppo bene anzitempo di questo portoghese perbene cui piacerebbe essere Mourinho ma gli manca la follìa di Setubal. Già ho subito delusioni con Rudi Garcia, il brillante, intelligente tecnico d’Oltralpe che aveva stupito i romani con quel proverbio francese, “abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio” che liperlì non avevano capito, loro che al centro di Roma di chiese ne hanno tante. Garcia voleva…riabilitare la Roma, e un pò c’è riuscito. Fonseca ci prova e può riuscire solo se lo lasceranno lavorare. E se tapperanno le buche della strada che porta a Trigoria: i giocatori per ora hanno solo quella preoccupazione, le fuoriserie che si scassano. Situazione invidiabile, direi.