FINITO IL DIBATTITO TRA ESTETISTI E RISULTATISTI

Non per puro diletto (nel caso Dazn, Diletta) ma per lavoro seguo con attenzione le trasmissioni di calcio e ho notato la sparizione del dibattito altamente intellettuale fra Estetisti e Risultatisti. L’ultima sfuriata di Conte a San Siro per un pareggio procurato da un epurato illustre, Nainggolan, e la figuraccia di Sarri a Napoli testimoniano l’ormai irreversibile ricerca del risultato a tutti i costi (per divertirsi lo fa solo l’Atalanta quando incontra gli eredi poco onorevoli del Toro). Con metodi lontanissimi dalle guardiolate (e fa tenerezza sentire Gattuso che spiega a Capello le sue trovate tattiche riferibili d’ora in avanti come “Tikitaka alla napoletana”) si sta recuperando lo stile italiano definito dai contestatori “ancien régime” forse perché un giorno lontano ci fece vincere mondiali e Olimpiadi. Nel “ripasso” di Napoli -Juve si sono viste chiaramente disposizioni 5-4-1 molto simili al paradossale modulo 9-1 predicato per anni da Fabio Capello. (A proposito, avrete notato come Don Fabio sia rimasto l’unico critico degno di tal nome, sia pur soggetto all’errore e tuttavia libero di dire ciò che vuole, per censo o ricchezza non so).
In tal contesto, ho trovato più che apprezzabile il risultato della Lazio nel derby anche se alcuni suoi ammiratori ne sono usciti scandalizzati, come la maggior parte della critica che ha invece trovato accenti encomiastici per il Bel Giuoco della Roma, avendo goduto di un gol papera (come i laziali peraltro). Convinto di intendermi di classifiche, mi permetto di dire che domenica il pareggio casalingo dell’Inter è stato più dannoso della sconfitta esterna della Juventus, proprio come il pareggio della Lazio è stato il miglior risultato del derby: l’educazione e la sportività di Simone Inzaghi che si è rallegrato con a Fonseca dicendogli “meglio tu di me” sono stati equivocati come lamento; a parte che i lamenti appartengono di diritto a Mazzarri e al suo nuovo concorrente Antonio Conte, la Lazio che deve anche recuperare una partita non aveva alcun interesse a rischiare secondo il detto “un bel gioco dura poco…e rende anche meno”. Non va giù che l’ottimo Gasperini dia spettacolo con un’Atalanta che esibisce una versione rivoluzionaria del gioco all’italiana, né che l’Inter dia il meglio di sè in contropiede, come ha dimostrato un’azione fantastica di Lukaku finita nel nulla perché quando fugge veloce come un treno non trova nessuno pronto a dargli manforte (vediamo chi, dei tre nuovi stranieri, funzionerà da spalla in assenza, forzata, di Lautaro). Non va giù che la Lazio possa legittimamente aspirare allo scudetto: spende poco, e bene; trova giocatori ottimi e se li tiene; ha un bomber italianissimo che se per un derby ha sonnecchiato, come Omero, ci riserverà altre poesie. E Simone, Simone è il meglio. Per l’ennesima volta, inelegante, ricorderò di avere suggerito a Lotito di rinunciare a Bielsa El Loco e di tenersi Inzaghi il Saggio.

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