UN CAMPIONATO TUTTO ITALIANO SAREBBE LA PRIMA MOSSA GIUSTA

Con encomiabile ottimismo personaggi autorevoli si sottraggono volentieri al piagnisteo nazionale e raccomandano di pensare al dopo. Il mondo del calcio lo sta facendo e forse tirera’ fuori qualche soluzione utile alla collettivita’, com’e’ successo dall’8 marzo, quando decise di chiudere bottega. L’Italia allora si chiuse solo in parte, e dopo fu quel “io resto a casa” che non dimenticheremo mai. Il “dopo” per me comincia dal “prima”. Ho vissuto la seconda guerra mondiale e ricordo i primi passi della rinascita, in ogni campo. Dalle macerie alla vita, dal paesello alla citta’, dalla famiglia alla comunita’, dal lavoro alla ricostruzione, dal primo film al mai interrotto canzoniere italiano, il primo a esaltare la pace. Dallo spettacolo allo sport. Al campionato.Fu lunga e tribolata la trattativa fra i club per decidere la ripresa del gioco, come, dove, quando. Si comincio’ dal Girone Unico, quasi a voler ribadire una nuova Unita’ d’Italia dopo aver patito la guerra civile, il Nord e il Sud nemici. Poi 20 squadre, con la successiva eccezione a 21 quando si decise di salvare la Triestina in onore della sua italianissima citta’. Ci fu anche un’apertura di mercato, proprio per restituire al popolo degli appassionati un altro diversivo, la prima amatissima chiacchiera da Bar Sport. Pochi movimenti importanti, non c’era una lira, ma alcune squadre “ricche” – le solite – approfittarono dell’apertura delle frontiere: l’Inter di Peppin Meazza fece onore al suo nome e rivoluziono’ la squadra titolare con vari elementi provenienti dal Sud America, la Juventus ingaggio’ i cecoslovacchi Vycpa’lek e Korostelev; il Genoa ingaggio’ l’argentino Verdeal, il Torino, gia’ dominante prima della guerra, riprese il vicentino Romeo Menti. E vinse lo scudetto. Con questa formazione: Bacigalupo, Ballarin, Rigamonti, Maroso, Grezar, Castigliano, Loik, Mazzola, Ossola, Ferraris, Gabetto. Riserve Rosetta, Menti, Martelli. Tutti italiani. Vittorio Pozzo ne prese dieci per battere prima la Svizzera poi l’Ungheria.
Tutti italiani, vedete. Oggi si parla di stranieri pencolanti fra il resto o scappo. Higuai’n non ha avuto dubbi, restera’ negli annali come l’Argentin Fuggiasco, anche se decidera’ di tornare. Si discute della possibilita’ che i pedatori esotici possano decidere di andarsene di loro iniziativa, ma la norma prevede anche il loro licenziamento. Lasciatemi dire – sottovoce – che un campionato tutto italiano sarebbe la prima mossa giusta. Sul piano sportivo e economico. So che e’ impossibile ma sappiano, quelli che resteranno a giocare con noi – noi popolo di appassionati – che non dovranno far capricci, soprattutto coi soldi. Quelli della Juve hanno gia’ dato. Imitateli.

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