I BAMBINI NON SONO DEGLI “UNTORI”, VOGLIAMO PARLARNE?

Ho confessato senza pudore le mie gioie e le mie pene di nonno ottuagenario. Partendo dal fatto, tristissimo, che l’ultima guerra mi ha impedito di conoscere i miei nonni, tutti appartenenti alla fine dell’Ottocento e a una sorta di favola senza lieto fine in cui si narravano soprattutto certi dati estetici: i nonni baffuti con il fiocco nero dei socialisti; le nonne con quelle vesti lunghe non nere perche’ vagamente rallegrate da disegnini bianchi. Le donne di Romagna e non solo. Li ho anche conosciuti, a dire il vero, ma attraverso quelle foto ingiallite infilate nelle vetrine dei mobili da cucina o dai ritrattoni in salotto che raramente rimandavano volti sorridenti. Come se ci fosse una sorta di paura a offrirsi alle antidiluviane macchine fotografiche.
Varcati gli ottant’anni io li ho felicemente esibiti. Fino a quando il Coronavirus non ha fatto circolare l’identikit della sua vittima preferita – il nonno appunto – sollecitando i cosiddetti uomini di scienza a diramarne i connotati. Si’, ero io. Ricercato da Sorella Morte. Scongiuri. Giuro che non mi sono divertito. Poi ho scoperto di essere approdato alla riva degli immuni (cosi’ e’, se Dio vuole, la mia Isola protetta dal vento e dal mare) ma senza trarne un vile godimento: ho infatti cominciato a veder sparire buona parte della mia generazione – anche amici – e con sofferenze fisiche e spirituali immani, nella solitudine, nell’abbandono alle pur pietose mani dei moderni monatti o di quei camion piu’ lugubri dei carri funebri. Peggio ancora, c’era qualche uomo di medicina (come dicevano gli indiani di Tex) che faceva sapere come nel dubbio si soccorressero prima i giovani, come se i vecchi avessero comunque fatto la loro parte. Amen. I comici del web ne ridevano: tutto guadagno per l’Inps! Ah ah.
La consolazione me l’ha data, giorno dopo giorno, la mia nipotina di quattro anni, con la quale condivido un bel giardino, i cartoni di Peppa Pig, i libri con le pagine da colorare e anche qualche telegiornale. Che capisce. Perche’ ha imparato a dire che certe cose non si fanno “se no il Coronavirus ti punisce”. Alla sua eta’ mi raccomandavano di stare alla larga dai panzer della Wermacht. Poi, nel giorno in cui da mezza Italia cominciavano ad arrivare buone notizie di contagi azzerati, di morti ridotte, di pazienti guariti, mi ha colpito una notizia tremenda: “Senza interventi specifici, saranno dunque i bambini i veri ‘untori’ da coronavirus, e quindi sara’ fondamentale non solo riorganizzare gli spazi comuni e le classi, ma anche fornire ai pediatri del territorio, ai pediatri di famiglia, strumenti e presidi fondamentali nella ricerca di Covid-19 nell’infanzia e nell’adolescenza”. Fonte pediatrica istituzionale. Agghiacciante. Ho abbracciato la mia nipotina pensando ai tanti bimbi prigionieri da tanti giorni nei condomini, senza giardino, appena promossi dall’ennesimo decreto a una passeggiatina nel parco vicino a casa e subito bollati di “untori”. Sara’ vero ? – mi son detto come capita ogni volta che parlano uomini di scienza. Poi e’ arrivato un altro comunicato ufficiale, di scienziati. Dall’Alta Savoia, che non e’ in Nuova Zelanda: “I bambini presentano sintomi meno gravi e a quanto pare contraggono e quindi trasmettono il virus meno di quanto si credesse”. Vogliamo parlarne?

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