ATMOSFERA CHE AVREMMO VOLUTO A PASQUA, VOGLIA DI PACE

Sono sceso in strada e ho visto le prime persone sorridenti. Appena un preludio di liberta’ e gia’ sembra di sentire l’Inno alla Gioia. I bambini, piu’ degli altri, sembrano liberati da un’oppressione per loro incomprensibile. E’ il piu’ alto invito a sperare nella fine della pandemia e al tempo stesso un altro importante impulso alla solidarieta’. Qui, nell’estremo Sud, si conta sul civismo dei concittadini di ritorno perche’ il dato zero dell’inizio clausura sia anche quello conclusivo. L’atmosfera e’ quella che avremmo voluto a Pasqua. Voglia di pace. Come all’avvicinarsi – ricordo – o alla fine della guerra. Prima necessita’, uomini e donne di buona volonta’. E invece permangono sfide che sarebbe opportuno cessare o calmare, dismettendo i toni odiosi che da piu’ parti ancora si registrano sui media. Credo che dovremmo fidarci piu’ di noi che degli altri. Altri intesi, ad esempio, come specialisti della salute presentatisi come in una sorta di festival della canzone: ognuno ha cantato la sua, storie diverse, anzi in profondo contrasto, svilendo la scienza che se non credevamo esatta pensavamo almeno affidabile. M’e’ venuto da pensare, tempo fa, al Processo di Biscardi, al quale i partecipanti offrivano non soluzioni ma contraddizioni, e il leader ne godeva. Ma era un gioco.
Di questo gioco si dilettano ancora i padroni del vapore pallonaro, apparentemente uniti, in realta’ divisi non piu’ dall’esito sperato – chiusura o riapertura del campionato – ma dall’odio che e’ cresciuto in questi lunghi giorni di paura e che riguarda non solo il pallone ma altra e piu’ importante tematica: vivere o morire. I titolari di una prudenza che sembra eccessiva, spesso suggerita da istanze glocali (addio sciagurata globalita’) sono spesso accusati di incentivare la poverta’ perche’ frenano la ripartenza piu’ disinvolta; ma peggio stanno coloro che si battono per un sollecito ritorno alla normalita’, e per loro l’accusa e’ piu’ pesante: favoriscono il ritorno del contagio, della morte.
E’ questa la Fase 3, l’intolleranza nei confronti degli avversari d’opinione, compresi quelli che, parlando di condottieri contemporanei, si comportano come ai tempi in cui era vietato parlar male di Garibaldi: i nuovi Garibaldi sarebbero i governanti d’ogni genere e levatura. Se io mi batto per il ritorno del campionato un ministro mi accusa di essere in malafede. Peggio: i suoi solerti caudatari intervengono incensandolo e facendo intendere che non giocando si difende la vita, giocando la si mette a rischio. Ho usato il mio caso ma questa a dir poco imbarazzante questione riguarda i temi ancor piu’ scottanti del lavoro, della scuola, del turismo. I pro e i contro si sprecano e gli italiani ne soffrono. Io sono del Nord ma vivo al Sud e sento l’aria che tira: gli ultra’ non sono piu’ negli stadi ma negli studi televisivi, nei giornali. E a proposito di turismo, mentre ormai si ha una qualche fiducia nell’arrivo degli italiani (addio Maldive, Sharm el-Sheikh, Ibiza…Madeira) da romagnolo sono convinto che i primi ad arrivare saranno i tedeschi. Era appena finita la guerra e da sconfitti gia’ prendevano il sole a Rimini. Adesso li dicono vincitori…

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