IL PALLONE A PORTE CHIUSE NON E’ LA MORTE DEL CALCIO

Tra una settimana, se non avete altro impegno, mettetevi davanti alla pay tv e godetevi la prima partita del dopo lockdown, Fase 2. Vi consiglio Borussia-Dortmund-Shalke 04. Non vedrete Ronaldo, in quarantena piemontese, ma Herling Haaland, quel ragazzone biondo che fabbrica gol a occhi chiusi e dovrebbe restituirci, con i suoi prodigiosi vent’anni, la voglia di sorridere, di sentirci un po’ stupidi’ ma felici, dopo tanta pena. Gli ultra’ tedeschi non volevano ricominciare. Valli a capire. Non li credevo stupidi come gli stupidi nostrani ma evidentemente c’e’ una solidarieta’ internazionale ch’e’ tornata di moda. Molti anni fa gli ultra’ romani mi invitarono a dibattere sul tema “Valore culturale del tifo”. Sede, il Palazzo delle Esposizioni. “Socc… – mi dissi – fanno sul serio”. E fecero sul serio, almeno fino a quando invece dei ragazzi prese la parola un adulto convinto di essere un leader colto. Una macchietta che si trasformo’ in belva non appena contestai alcune sue libere interpretazioni della liberta’ di espressione. Un ragazzo si alzo’: “Guardi che e’ un professore!”. “Non e’ detto che un cretino non possa diventare professore” – risposi. E me ne andai. Tempo prima avevo avuto uno scambio di idee con un famoso ultra’ della Curva Sud, Geppo, che non era professore ma intelligente e preparato a discutere di violenza negli stadi. Lamentava, Geppo, la speculazione degli adulti sul mondo ultra’. E dunque non mi stupisce, oggi, che il ministro Spadafora abbia corroborato in Parlamento la sua tesi abolizionista (del calcio) con l’identico parere espresso da alcuni ultra’ giallorossi anche con striscioni pseudo poetici che mi hanno fatto pensare a quell’antico professore.
Non molto preparato sulla storia e i costumi del calcio, il ministro sara’ stato impressionato nell’apprendere che deputati e senatori hanno si’ fondato nelle rispettive Camere club giallorossi, bianconeri, rossoblu’, nerazzurri, biancocelesti eccetera non solo per autentica passione – so’ ragazzi – ma per ravvivare in particolare il lento riprender l’opera il lunedi’ mattina, spesso battendosi contro un arbitraggio “dittatoriale” o giustificando le malefatte da stadio di tifosi della loro stessa…religione.
Eppure, anche se l’appello ultra’ alla chiusura permanente degli stadi rivela chiaramente la volonta’ di certi ambienti che lucrano sul tifo e paventano danni dalle partite a porte chiuse, e’ indiscutibile il danno sportivo che stanno subendo tutti i campionati, dai dilettanti alla A, soprattutto in mancanza di decisioni che producano programmi di lavoro. Il mancato apprezzamento dei lavoratori dello sport- meritevoli di tal qualifica anche se milionari – ha gia’ prodotto danni tecnici alle prodigiose “macchine umane” del pallone. Se la quarantena ha arrotondato la mia pancia o quella di tanti divanisti poco conta ma se Dybala e compagni salutano il ritorno alla liberta’ col fiatone e il giro vita da pascia’ e’ un problema aziendale tipo “mamma mi si e’ ingrassato il centravanti”. Cosa che non riguarda Higuai’n che appena arrivato a Torino sara’ messo in quarantena non solo per il virus ma per smaltire i chili presi a Baires a forza di asados. Riguarda tutti gli altri che per fortuna, liberati da alcuni presidenti di regione, han potuto mettersi a correre per smaltire il peso e le tossine accumulate.
E per favore non date retta a chi vi dice che il calcio a porte chiuse – forse inevitabile preludio all’attivita’ totale – e’ la morte del calcio.
I milioni di appassionati che seguono le partite con la pay tivu’ hanno rinunciato da tempo al “vitale apporto dei tifosi” che raramente vengono inquadrati”, preferendo i registi – giustamente – offrire volti di fanciulli o belle donne. E evitare di mostrare stadi vuoti. Nel frattempo, da anni i tedeschi – forse antipatici ma pieni d’idea – hanno escogitato le presenze virtuali di sagome formato uomo-in-poltrona; come di recente a Trieste; come Sabato 16 maggio, alle 15:30, Borussia Dortmund – Schalke 04.

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