ONESTI, ANDREOTTI E LO SPORT ATTIVITA’ SOCIALE E POLITICA

Andreotti lesse l’appunto:”Onesti…Uno con un nome così me piace…E poi se chiama come me, Giulio…”. Giulio Onesti è un avvocato romano venuto da Torino, combinazione non male. Il Governo del ’46, presieduto da Alcide De Gasperi, l’ha incaricato di commissionare il Coni, vecchio strumento dell’apoteosi mussoliniana. “Ce penso io”, aggiunse il giovane Andreotti, incaricato di risolvere il problema. Si incontrarono cordialmente, anche sul punto: “Il Coni va salvato”, aggiunse il non ancora Divino. E Onesti lo salvò, diventandone presidente il 27 luglio, a Milano. Poi Andreotti fece il resto: diventato sottosegretario alla presidenza del Consiglio operò politicamente perchè all’Italia, Paese sconfitto, fosse consentito di organizzare i Giochi di Roma 1960: Onesti ne fece un’edizione storica, le Olimpiadi dal volto umano. Quando anni dopo lo conobbi, il presidente se la cavò con un semplice “devo molto a Andreotti”; e quando Giulio diventò editorialista al QN che dirigevo e gli chiesi come mai fosse stato tanto “sportivo”, visto che la sua unica passione erano i cavalli di Tordivalle, fu esplicito:”Lo sport è attività sociale, perciò politica”.
Non gli chiesi conferma della battuta rifilata a chi, osservandolo fisicamente, s’era detto stupito della sua…sportività, ma certo era vera, molto andreottiana: “Fin dal dopoguerra sono stato amico di molti campioni – disse – e sò morti quasi tutti. Io no…”.
Ho cercato di far capire ai nuovi governanti, peraltro abbastanza sguarniti – mi sembra – dal punto di vista politico-culturale davanti alla storia del Bel Paese, quanto fosse socialmente utile difendere lo sport e il calcio in particolare che nel ’46, con l’invenzione della Sisal aveva salvato il Coni. L’ho raccontato, l’inventore, Massimo della Pergola, fu mio collega a Stadio.
Evidentemente, farcito com’è di intellettuali, il governo ha un’ idea del calcio da Bar Sport. Ma adesso che ha partorito la ripartenza si aggiorni e celebri due date civili importanti: la prima, 17 giugno 1970, Italia-Germania 4 a 3, el Partido del Siglo (per gli sconfitti Jahrhundertspiel) allo Stadio Azteca di Città del Messico, vittoria eminentemente politica: dai bauli di soffitta furono levate migliaia di bandiere tricolori ancora odorose di naftalina, i negozi ne avevano prodotte altre migliaia e gli italiani orgogliosi scesero nelle vie, nelle piazze e sulle spiagge gridando “viva l’Italia!”. Una novità: il tricolore e quegli evviva erano per tanti eredità del passato…Poi – seconda data – l’11 luglio 1982 l’Italia diventa Campione del Mondo al termine di una straordinaria sequenza patriottica: battuto il Brasile, il presidente del Consiglio Spadolini si presenta al balcone di Palazzo Chigi avvolto nel tricolore, neanche volesse annunciare la nascita del reddito di cittadinanza. Il giorno dopo è a Barcellona per partecipare al gran finale ma il Presidente Pertini gli consente solo di vedere Italia-Polonia, lo richiama e si presenta a Madrid per la sfida decisiva contro la Germania.
Avete mai visto un presidente della Repubblica ballare nella tribuna di uno stadio? Lo ha fatto Sandro Pertini, al Bernabeu, a ogni gol – tre – segnato dagli azzurri. Avete mai visto un presidente della Repubblica giocare a scopone con un allenatore (Bearzot) e due giocatori (Zoff e Causio)? L’ha fatto Sandro – tout court – diventando il Presidente più popolare di sempre. Tempo dopo, con tutt’altra verve ma con signorile passione, Azeglio Ciampi ha chiesto al popolo di cantare l’Inno di Mameli. Eravamo in studio, al Processo, quando il mitico Biscardi aprì una busta, lesse e disse:”Il Presidente ci manda il testo dell’Inno e ci prega di cantarlo”. Forse stonando cantammo tutti “Fratelli d’Italia”. Capito cos’è il calcio?