Siccità, in Romagna piove meno che in Israele

ROMA (ITALPRESS) – Nel comprensorio dell’Emilia Romagna centro orientale, sotteso all’influenza diretta dei benefici idrici del Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), la quantità di precipitazioni, caduta dall’inizio dell’anno sino a Maggio, è la più bassa dagli anni ’50: a diffondere il dato è l’Ambi, che informa anche come si siano finora registrati solo 70 millimetri di pioggia nel Ferrarese ed in Romagna, così come circa 90 millimetri in provincia di Bologna. E’ un record negativo, perfino se comparato alle medie di Israele, uno dei Paesi più siccitosi in assoluto e cui spesso si fa riferimento: la pioggia è stata appena il 30% di quella caduta ad Haifa e Gerusalemme, un’area del mondo, in cui mediamente piovono, nello stesso periodo, oltre 300 millimetri. Per queste ragioni di estrema necessità, l’attività del Canale Emiliano Romagnolo è iniziata con largo anticipo, già da fine Febbraio, per salvare i trapianti di bietola da seme, che rischiavano di essere compromessi irrimediabilmente per la mancanza d’acqua; sempre in Febbraio hanno rischiato di soccombere alla siccità anche le produzioni precoci di colture da foglia come gli spinaci destinati all’industria di surgelati. L’appassimento di centinaia di ettari è stato evitato mediante consistenti prelievi idrici dal fiume Po e la loro immediata distribuzione alle aziende agricole per opera dei Consorzi di bonifica del territorio: Renana, Romagna, Romagna Occidentale. Oltre a questo va considerato che l’acqua prelevata dal fiume Po si è resa indispensabile per alimentare, come di consueto, anche 3 potabilizzatori romagnoli e l’intero complesso petrolchimico di Ravenna, da sempre collegato ed associato al sistema idrico C.E.R.. L’assoluta mancanza di pioggia è proseguita con severità in Marzo, Aprile e Maggio, costringendo le aziende agricole ad irrigare anticipatamente ogni coltura erbacea (comprese alcune centinaia di ettari di frumento), nonchè ad iniziare le irrigazioni su frutteti e vigneti per non compromettere le produzioni con cascole di frutticini, indotte dallo stress idrico. “Il 2020 – commenta l’emiliano Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – ha ulteriormente dimostrato come il cambiamento climatico stia diventando sempre più severo con incremento delle temperature medie di quasi 2 gradi in Emilia Romagna e conseguente maggiore necessità d’irrigazione per soddisfare l’accresciuta sete delle campagne”.
(ITALPRESS).