“Le luci della strada”, il nuovo libro di Vetere

A Roma in Piazza Navona, sotto la cupola di Sant’Agnese in Agone – meravigliosa opera architettonica ad opera di Borromini -, si è tenuta la presentazione del libro “Le luci della strada”, ultima opera pubblicata da Francesco Saverio Vetere, segretario generale dell’Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana).
Il libro è stato pubblicato poche settimane fa da Edizioni Efesto che ha curato, in collaborazione con l’Associazione Brutium, l’organizzazione della presentazione sulla. Racconta di sette amici sulla sessantina che si incontrano la notte di capodanno nella casa dell’unico non sposato e parlano per tutta la notte, a modo loro, di fatti lontani nel tempo.
Durante la presentazione sono intervenuti tra gli altri Giuseppe Quintavalle, direttore generale dell’Asl Roma 4 e commissario straordinario dell’Asl Roma 3, Maria Panetta, docente di Mediazione culturale e cultura letteraria presso l’Università di Roma “Sapienza” e Pino Strabioli, conduttore televisivo Rai.
Nei giorni scorsi, su Diacritica LINK, bimestrale indipendente fondato da Maria Panetta e Matteo Maria Quintiliani, è stata pubblicata la recensione del testo.
“La scelta della notte di Capodanno implica la sottolineatura di un momento liminare di passaggio, di una soglia temporale che distingue un ‘prima’ da un ‘poi’ – si legge nella recensione -: infatti, i sette (numero, peraltro, denso d’implicazioni filosofiche) usciranno dalla conversazione cambiati, perché più consapevoli sia di una storia che riguarda un loro caro amico nonché maestro, sia di se stessi. Leggendo le pagine delle Luci della strada, ci si ritrova immersi in un’atmosfera che, anche se non direttamente, richiama alla memoria alcune opere capitali della letteratura italiana e mondiale, fra le quali, ad esempio, il Decameron: e forse non è un caso che la fase di scrittura del romanzo abbia coinciso con un momento di reclusione in spazi angusti, che ci ha fatto sentire tutti idealmente vicini alla condizione psicologica dei dieci giovani della brigata dei novellatori, in fuga da Firenze per salvarsi dalla pestilenza, sebbene essi si fossero intelligentemente rifugiati in campagna, e dunque non al chiuso”.

(ITALPRESS).