RETEGUI NOTA LIETA, GIOCO E MENTALITA’ DA RIVEDERE

Ha impressionato molti, nel dopo partita di Malta, la frase di Mancini secondo cui l’Italia deve far meglio tutto e il fatto che gli era piaciuto di più il secondo tempo della partita con l’Inghilterra. Beh, il fatto è che ormai i giocatori siano spesso come quella classe impiegatizia che va a fare il minimo sindacale in ufficio. L’attuale andazzo non entusiasma certo chi ha visto un altro calcio, quando c’era abbondanza di campioni e un altro spirito di squadra. Ci riferiamo alle Nazionali di Bearzot, Vicini e Lippi. Del resto, tutto è cambiato e anche la qualità dei giocatori, oltre che la loro mentalità. Più in generale, per i giovani d’oggi, ci dicono, il calcio è uno sport troppo vecchio, con pochi gol ed emozioni, mentre si vorrebbero ritmi più rapidi, batticuori più frequenti, come succede nella vita di tutti i giorni e nei giochini digitali. Insomma, per le nuove generazioni forse il calcio è una “palla”, con i suoi riti antichi, le sue abitudini vetuste. Ma quando giocava, Mancini faceva i gol di tacco; prima ancora Sivori segnava da terra, seduto; e ai tempi dei nonni, Piola metteva dentro la palla con la testa sanguinante. Sono cambiate le regole e soprattutto il modo di affrontare le partite.

Con i club arrivano i soldoni, con la Nazionale – se non vinci – le critiche. E quindi attenti a non farsi male, a dare quanto basta. A Malta gli azzurri hanno vinto e Mancini ha detto che in queste partite “c’è tutto da perdere”, specie se non fai il risultato e non giochi al meglio. E’ vero. E siccome oggi va di moda la ricerca del capro espiatorio, c’è chi se la prende con ct, chi con i giocatori e chi con il sistema calcio che recluta centinaia di giocatori stranieri che precludono la strada agli italiani. Discorsi vecchi. Ma nella fattispecie, a parte la filosofia, cos’è andato bene e cosa male a Malta? Bene solo Retegui, secondo i più, visto che ha segnato due gol in due partite senza conoscere l’ambiente e i compagni. Altri attaccanti non segnano quasi mai. Per il resto, solo grigiore. Una regola non scritta del calcio dice che le squadre meno dotate tecnicamente trascinano nella mediocrità quelle più forti. Non vogliamo crederci, anche se Mancini non ha parlato di questo, ma della generale mediocrità del gioco della squadra. La massa di cambi effettuati (otto su undici) non ha migliorato di molto la situazione. La difesa ha rischiato di prendere gol subito, il gioco è parso alla lunga elaborato per giungere alla conclusione, e – sul 2-0 – la squadra ha dato l’impressione di accontentarsi.

In sostanza, la squadra azzurra è rimasta ferma al (buon) secondo tempo di Napoli, quando, sferzata dai due gol inglesi, ha reagito. Difesa meno fragile (ma l’avversario era diverso e Romagnoli se l’è cavata). A sinistra, meglio Spinazzola rispetto a Emerson. In mezzo Cristante merita un posto. Davanti Politano è stato intraprendente, Retegui da confermare, forse meglio Pellegrini a sinistra, se disponibile. A Tà Qali, la partita si è messa subito bene e i nostri hanno vivacchiato sui due gol lucrati. La cosa non è andata giù a Mancini che avrebbe voluto vedere qualcosa di più. “Abracadabra, a me gli occhi” dirà ai suoi, e loro andranno come schegge. C’è chi vorrebbe gli juventini (assenti), chi i giochi d’artificio, chi i giovani dei vivai. Le idee sono poche ma confuse, come si suol dire. Ma la verità è che in fondo non c’è qualità e abbiamo paura di dirlo, per non danneggiare il “movimento”.