Nel 2019 consumi elettrici -1%, per imprese prezzi più alti media Ue

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2019 i consumi di energia elettrica in Italia (301,4 TWh) registrano una lieve diminuzione del -1% (contro il +0,5% del 2018), dovuta principalmente al calo dei consumi nel settore agricolo e industriale (-2% ciascuno), parzialmente compensati da quello domestico (+1%). L’88% della domanda nazionale è stata soddisfatta dalla produzione interna, in aumento di circa un punto percentuale, riducendo 3 l’import (-7%) e aumentando l’export (+78% ma sempre limitato in valori assoluti). La produzione nazionale lorda si è mantenuta pressochè costante, da 289,7 TWh nel 2018 a 291,7 TWh nel 2019 (+0,7%). E’ quanto emerge dai dati 2019 per elettricità, gas, acqua e rifiuti che l’Arera – Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – ha pubblicato nella relazione annuale. Nel settore industriale, dopo i positivi dati degli anni 2017 e 2018, che avevano visto una progressiva riduzione del divario tra i prezzi medi lordi del nostro Paese e quelli più convenienti dell’Area euro, per il 2019 si registra una pausa di questa favorevole tendenza. Torna infatti a crescere il divario con i prezzi medi dell’Eurozona, con i clienti industriali italiani che nel 2019 continuano a pagare prezzi più alti di quelli della media dell’Area Euro, per tutte le classi, a causa del rialzo dei prezzi netti (energia e costi di trasporto) e delle imposte e oneri. Per la prima classe di consumo (consumi inferiori a 20 MWh) si è passati, rispettivamente, dal +8% del 2018 al +45% del 2019, mentre per le altre (consumi tra 20-500, 500-2.000, 2.000-20.000 MWh/a) si è passati da circa il +10% del 2018 a valori prossimi al 20%. Anche per le classi con consumi tra i 20.000 e 70.000 MWh/a e da 70.000 a 150.000 MWh/a si passa rispettivamente dal 6% al 18% e dal -12% al +9%. I differenziali di prezzo sembrano tornati su livelli prossimi a quelli registrati nel 2016, anche se restano ancora ben inferiori a quelli degli anni precedenti, quando si attestavano tutti su valori vicini al 30%. I prezzi italiani comunque si confermano più bassi, come di consueto, di quelli dei consumatori industriali tedeschi ad eccezione della prima classe di consumo, ma anche di quelli inglesi almeno per le ultime tre classi di consumo, mentre la Spagna mantiene prezzi più bassi in tutte le classi di consumo e aumenta il divario con i prezzi più bassi della Francia (fino a +60% per le classi a maggiori consumi). Per quanto riguarda le “fonti”, le rinnovabili tengono (+0,4%) nonostante la contrazione dell’idroelettrico (dopo il boom del 2018) a -6,2% e del geotermico (-1,2%). Quasi dimezzata la produzione derivante dal carbone (-46,9%), compensata dall’aumento della produzione a gas naturale (+11,4%) e quella derivante dai prodotti petroliferi (+2,4%). La fonte gas ha assicurato quasi la metà (49,1%) della produzione lorda (dal 44,4% del 2018). La quota di Enel nella produzione è stata del 17% (19,4% nel 2018), ancora in calo. Per la prima volta Enel non ricopre più il ruolo di primo operatore nella generazione termoelettrica, essendo risultata maggiore la produzione di Eni, pur a fronte di una potenza installata inferiore. La quantità di energia elettrica incentivata rimane invariata sui 63 TWh, per un costo del sistema anch’esso stabile sugli 11 miliardi, su un totale di oneri generali di circa 15 miliardi. La quantità di energia elettrica acquistata dal Sistema Italia, invece, è stata pari a 295,8 TWh (+0,1 rispetto al 2018).
(ITALPRESS).