LO SPEZIA DI ITALIANO E’ UNA REALTA’

L’Inter è arrivata in testa con merito anche se deve ringraziare il perfetto suicidio del Milan a La Spezia provocato più da occasionale deconcentrazione che da narcisismo. Di più: stroncati dal ritmo dei liguri i rossoneri hanno rivelato la peggiore delle stanchezze, quella mentale che frena le gambe. Mentre Conte, liberatosi con la confessione ai media del Dito Medio rivelatore di inquietudine, ha opposto alla Lazio una squadra serena, organizzata meglio del solito, ordinatamente aggressiva. La Var l’ha aiutata solo a rivelare la verità e il Laukaku dormiente s’è risvegliato lucido e potente firmando due gol. Grande, la Beneamata, anche nel saper rintuzzare la rete di Gonzalo Escalante con un bellissimo gol preparato da Romelu per Lautaro: 3 a 1. Grande la coppia, ma che difesa, che Brozovic, che Barella. Che contropiede. La prossima volta il fuoco, il derby Milan-Inter. Da scudetto.
Fra i tanti dubbi che rendono appassionante questo campionato, ricco più di emozioni che di gioco, uno s’è cancellato da solo sabato sera: lo Spezia è una realtà. Già da qualche tempo se ne parlava con un certo rispetto per le vittorie sul Napoli, la Sampdoria, la Roma, ma era pressochè inevitabile commentare le sue imprese come tradizionali colpi di fortuna dei novizi, detti in calcese con una sola rotonda e chiapputa parola. Poi è arrivato l’umiliante schiaffo al Milan – diciamo pure due sonori ceffoni – e lo Spezia è diventato uno squadrone, un pericolo pubblico. Non solo: gli opinionisti del sarrismo, dell’allegrismo, del piolismo e del contismo (il pirlismo è ancora materia di studio) scoprono l’Italiano. Non una lingua, sempre difficoltosa: un uomo. Un tecnico con la maiuscola. E finalmente si parla di calcio. Vincenzo Italiano è un quarantenne alla sua terza stagione nel calcio professionistico. L’ho visto lavorare ai tempi del Trapani nel 2018-’19, dalla C alla B, ma non dirò mai che lo conoscevo bene, sapevo solo ch’era sulla buona strada di Boscaglia ma poi, portando in A gli spezzini, ha cominciato a scrivere una sua storia particolare nella quale si parla anche di una tesi di…laurea nel corso Master UEFA-Pro, che coinciderebbe – secondo chi l’ha letta – con alcuni principi enunciati nella stessa occasione da Andrea Pirlo: vi si parla di calcio propositivo e aggressivo.
Per stare ai fatti più recenti, visti la Juve contro il Napoli e lo Spezia contro il Milan, vien da pensare che Italiano sia avanti a Mastro Pirlo non solo per l’aggressività – non tanto psicologica quanto fisica – ma per organizzazione, ritmo e coraggio. Nella tesi – immagino – non si parla di Ronaldo. Neanche di Ibrahimovic. Parola di Italiano sul campo: basta fermarlo. Sembra facile, ma difatti dopo un pò Zlatan sembrava già a Sanremo. Milan in grave calo? Non credo. Forse stanchezza. Forse prove d’orchestra per la seconda parte del Festival del Pallone dopo esser stato brillante protagonista per venti giornate. Protagonista umano, in assoluto – e non è la prima volta, vuole l’Oscar per la migliore interpretazione – Rino Gattuso vincitore con dedica amorosa di Lorenzo Insigne che s’era preparato a tutto: a tirare e segnare un rigore – quando sembrava che gli sarebbe stato impedito per i precedenti errori – e a mostrare al popolo che non l’ama più la maglietta di San Valentino. C’è qualcosa di più bello e spettacolare del calcio?